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The West Australian - Mar.12
I draghi stabiliscono le proprie regole

Gli amanti dei draghi — e ce ne sono parecchi — avranno grandi soddisfazioni nel nuovo romanzo di Robin Hobb, La città dei draghi. Si tratta del seguito del Rifugio del drago, così come tutte le Cronache delle Giungle della Pioggia sono successive alla trilogia dell’Uomo ambrato.
 
«Ma perché i draghi?» chiedo a Robin Hobb, nota anche come Megan Lindholm, autrice di superba urban fantasy. «Per ciascuno i draghi hanno significati diversi» risponde lei. «Non mi sarei mai aspettata di scrivere così tanto sui draghi, ma sembra che siano sbucati fuori comunque.»
 
I draghi sono emersi nel corso della trilogia dei Lungavista, e hanno finito col diventare i personaggi di spicco delle Cronache delle Giungle della Pioggia. «Devi affrontare ciò che hai messo in moto» dice Robin Hobb, e i draghi ne sono il risultato. Ma questi non sono i draghi di Anne McCaffrey, o quelli di Tolkien; sono chiaramente Hobb, come parte del progetto, da lei intrapreso ai tempi in cui cominciò a scrivere fantasy, «di prendere un bel po’ di cliché fantasy, togliere via la ruggine e farli funzionare di nuovo.» Questi sono draghi scaltri, intelligenti, ma allo stesso tempo sono creature con delle emozioni, e sono alle prese con un problema.
 
Hanno trovato Kelsingra, la città dei draghi, ma la maggior parte di loro è troppo deforme e debole per volare al di là del fiume e raggiungerla.
 
È una città di incommensurabile ricchezza, di tesori antichi e meravigliosi, e i draghi non sono gli unici a cercarla. I cacciatori di fortune sono sulle loro tracce e la preoccupazione dei draghi è entrare in città prima dell’assalto. C’è bisogno del grande drago blu Tintaglia, ma è dispersa e nessuno sa dove trovarla.
 
Il libro è un invito a entrare ancora una volta nello straordinario mondo dei Sei Ducati. Robin Hobb paragona l’attuale interesse per le ambientazioni fantasy, come per La Ruota del Tempo o per Le cronache del ghiaccio e del fuoco, al crescente successo dei giochi online, e spiega anche perché i romanzi fantasy sembrano diventare sempre più lunghi.
 
«La gente vuole entrare in un mondo e restare lì» dice lei. Tuttavia, non è un’appassionata di giochi online: «È consentita una sola ossessione nella vita, e penso che mi terrò quella per la tastiera e per la scrittura.» Ecco qualcosa che gli estimatori di Robin Hobb saranno lieti di sentire, anche se questo è il penultimo libro delle Cronache delle Giungle della Pioggia. Ma per quanto riguarda Megan Lindholm? Sta ancora scrivendo urban fantasy?
 
L’alter-ego di Robin Hobb è attualmente al lavoro su una storia, intitolata Vecchia vernice, ma per lo più sta scrivendo racconti brevi di genere urban fantasy. «Le storie brevi sono quelle in cui vengono scritte le cose più stimolanti e intriganti» afferma. La sua ultima antologia di racconti, The Inheritance & Other Stories, è uscita nel 2011 e raccoglie storie scritte con entrambi gli pseudonimi.
 
E ha qualche consiglio finale per gli aspiranti scrittori? «Scrivete!» La stessa Hobb non segue un percorso creativo prestabilito, ma trova che la minaccia di una scadenza sia una spinta efficace. «Una scadenza è la miglior cosa che possa capitare a uno scrittore.»


The West Australian | Dragons set their own rules - 6.3.2012
traduzione di Barbara “The Fool
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