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SFRevu - Mar.04
Come ti senti ora che la saga dell’Uomo ambrato è giunta alla conclusione e i lettori su entrambe le sponde dell’Atlantico possono vedere come finisce tutto?

Scrivere di Fitz e del Matto mi manca davvero. Mi piace Nevare, il mio nuovo eroe, moltissimo, ma terminare la trilogia dell’Uomo ambrato è stato come prendere commiato da vecchi amici. Ed è una sensazione stranissima mostrare al mondo la conclusione della storia e farsi da parte. Cerco di tenermi alla larga dalle discussioni su internet a proposito del libro perché c’è sempre quella tentazione (più grande ora che il libro è finito) di intervenire e di postare cose del tipo: «Ma io non ho mai scritto quella cosa!» o «Hai completamente frainteso quella scena». La cosa saggia da fare, naturalmente, è lasciar correre e realizzare che ora il libro deve difendersi da solo. È dura essere saggi.



Come ti è sembrata la reazione dei lettori durante le sessioni di autografi?

In genere buona. Tieni a mente che quando faccio una sessione di autografi per un nuovo libro, la maggior parte della gente non l’ha ancora letto. Quindi è la successiva ondata di e-mail e post sulla mia message board a riflettere in modo più veritiero la reazione dei lettori. In tutta onestà, le reazioni sono state discordanti ma intense. Penso sia meglio che “generalmente buone, ma tiepide”.



Che visione ha Robin Hobb della magia nel fantasy e del suo uso da parte di alcuni scrittori? È uno strumento che richiede un prezzo da pagare, spesso in prima persona? C’è una paura della diversità (i Pezzati)?

La magia che funziona viene considerata tecnologia, giusto? Premerò un tasto e ti invierò in un attimo tutti questi commenti. Non so come funzioni, ma mi aspetto che lo faccia. E ne conosco limiti e costi. Il costo di questa “magia” non è solo quello di dover possedere un computer, una connessione internet, pagare il mio ISP, etc. Il prezzo che ho pagato per imparare a scrivere libri e spedirli per via elettronica è che non ho mai cominciato a dipingere o a lavorare a maglia, e che posso assecondare la mia tendenza a evitare di parlare faccia a faccia con le persone. È un “costo-opportunità” come nel corso di economia delle scuole superiori.

Penso che la magia sarebbe esattamente così. Si dovrebbe accettare che alcune persone sono in grado di lanciare incantesimi e altre di coltivare patate.

Quando descrivo la magia, mi piace ricordare che c’è un costo per fare qualsiasi cosa, e lo inserisco nella storia. Tornando al mio esempio di prima, i geek informatici alle scuole superiori non godono della stessa popolarità degli eroi del football. Ma noi tutti sappiamo che, quando abbiamo bisogno di uno di loro, sono insostituibili. E noi tutti ci sentiamo un po’ vulnerabili quando gli stregoni malvagi del mondo del computer (hackers e scrittori di virus) esercitano le loro attività disoneste. Quindi penso che potremmo fare un parallelo e dire che ci sarebbe diffidenza verso la gente capace di fare cose misteriose attraverso la magia. La diffidenza è basata in parte sulla gelosia e in parte sulla paura. Ma ci sarebbe.

Io non amo il fantasy in cui la magia è puro potere e non ha alcun prezzo. Questo tipo di fantasy è ingannevole, e spesso non c’è storia una volta che il pieno potere della magia viene rivelato. Perciò in una storia deve esserci un limite alla magia.



I nomi sembrano essere importanti in termini di cambiamento di identità, così come Fitz e Tom sono nomi che consentono al protagonista di accedere a classi sociali diverse. Si tratta di una decisione conscia o è una cosa che la storia ha deciso per te?

Mi piace l’antica magia dei nomi e appare spesso nella mia storia. Le idee di base sono che se io conosco il tuo vero nome, ho potere su di te. E che cambiare nome può cambiare una persona. Lo vediamo accadere quando diamo il nome di un santo al Battesimo, o quando un giovane ottiene un nuovo nome in un rituale di crescita. Chiamare per nome ha comunque in sé una grande riserva di potere. Considera come sono cambiati i nomi in base a ciò che è “politicamente corretto” quando parliamo di razze.

E l’apprendimento di nomi e di termini costituisce circa la metà di ogni disciplina accademica, credo.



Tornare a scrivere di Fitz e del Matto ha comportato delle difficoltà per te? Come le hai superate?

Al contrario, è stato quasi fin troppo facile, come indossare la tua felpa e i tuoi jeans preferiti dopo aver portato vestiti eleganti per tutto il giorno. L’ho adorato. Ciò che devo superare è la tendenza a voler continuare a scrivere delle persone e del mondo che amo. Voglio fermarmi mentre i miei lettori si stanno ancora divertendo tanto quanto me.



Quand’è che, crescendo, ti sei interessata per la prima volta alla fantascienza e al fantasy? Da bambina eri una scrittrice? Cioè, inventavi delle storie tutte tue?

Penso che la mia prima introduzione alle storie fantastiche siano stati i miti e le fiabe. I vecchi libri di fiabe di mio padre con le splendide illustrazioni di Dulac e Nielsen mi estasiavano. Cominciai a scrivere quando ero molto giovane, ma di rado riuscivo a finire una storia.

In seguito, conobbi il racconto breve attraverso le riviste di fantascienza e di fantasy. Credo sia stata una buona cosa per me perché le storie brevi spaziano fra molti sottogeneri. Poi, naturalmente, venne Tolkien. Wow.



Che reazioni hai avuto nel leggere Tolkien? Ha avuto un’influenza preponderante o è stato un punto di partenza per la tua scrittura? Chi consideri i tuoi ispiratori?

Tolkien è colui che più ha influenzato la mia decisione di diventare una scrittrice. Mi ha mostrato ciò che il fantasy può essere. Gli altri ispiratori sono troppi da menzionare: Rudyard Kipling. Rider Haggard. Jack Vance. Fritz Leiber. Sir Arthur Conan Doyle. Saki. Peter Beagle. Jules Verne. Robert Louis Stevenson. Mark Twain. Edgar Rice Burroughs. Robert Howard. Robert Bloch. Così tante storie meravigliose, ed esse mi hanno fatto desiderare che i miei lettori si sentissero e fossero stupiti e spaventati ed entusiasmati. Così tante storie meravigliose.



Cosa leggi in questi giorni?

Il giornale. Tutte le mattine. Science Weekly, ogni settimana. Molti libri di ricerca , o libri che mi aiutano in quello che sto scrivendo. Così ho letto di recente Lawrence d’Arabia, un libro intitolato Why They Kill e un mucchio di roba sui bambini selvaggi, sull’Impero Britannico e sull’India. Questa settimana sto leggendo inoltre Newton’s Cannon di Keyes e The Last Light of the Sun di Guy Gavriel Kay. In forma di manoscritto sto leggendo il primo libro della serie Triads di Darragh Metzger. Non avete ancora sentito parlare di lei, ma scommetto che accadrà entro un anno o due. Ed ecco il mio consiglio da addetta ai lavori. Aspettate il prossimo libro di Fiona McIntosh, il secondo volume di The Quickening.



Come vedi il ruolo della Storia nel fantasy, data la conversazione fra Tom e il Matto sul cambiamento dei ruoli? L’idea di trasformazione è un fondamento del fantasy?

Hm. Penso che l’idea di trasformazione sia presente in ogni storia, no? Romanzi di formazione, storie sul conflitto uomo - natura, poemi cavallereschi… credo che ogni storia abbia in sé qualche tipo di trasformazione. Il ruolo della Storia nella letteratura fantasy, secondo me, è quello di soddisfare e insieme di frantumare le nostre aspettative. Se la Storia fosse prevedibile, allora non sarebbe fantasy poiché il genere fantasy è quello che infrange le regole. Eppure deve essere abbastanza prevedibile da soddisfare il lettore, senza essere esattamente quella che si aspetta. Ecco. Ho ingarbugliato la domanda.



Robin Hobb? Megan Lindholm? Chi sono… e quante altre persone sei? I lettori dell’una cosa dovrebbero aspettarsi di trovare nei libri dell’altra?

Non penso siano due persone diverse, quanto piuttosto due voci differenti. Ritengo che ci siano voci narrative caratteristiche che noi tutti siamo in grado di riconoscere. Pensiamo a Kipling e al suo “In a high and far off time, oh Best Beloved…” o al classico “C’era una volta…” La voce Lindholm è più contemporanea e racconta storie più contemporanee, anche quando si svolgono in mondi alternativi con ambientazioni medievali. La voce Hobb parla da un luogo e da un tempo differenti.

Suona molto strano, non è vero? Sono arrivata alla conclusione che storie differenti richiedono voci differenti. È possibile che un giorno mi venga in mente un altro tipo di storia e dovrò trovare una voce completamente diversa per raccontarla nel modo giusto.



Scrivi solo fantasy? Ci sono altri generi che ti interessano?

Scrivo storie di vario genere. Ma in qualche modo finiscono tutte col diventare fantasy. Amo i gialli, i libri western e quelli di avventura. Mi piacciono le storie per giovani adulti e i romanzi di formazione. Credo che si possa prendere qualsiasi genere, renderlo fantasy e goderselo il doppio.



Scrivi per te stessa o per un lettore immaginario?

Scrivo per me stessa. Proprio così.

Suona molto gretto ed egoista, non è vero? Ma durante tutto il tempo che passo alla tastiera ci siamo soltanto io e la gatta, e Pi non è propensa a dare opinioni dirette. Quindi, scrivo ciò che va bene per me e spero che, alla sua uscita, lo apprezzerà anche altra gente.



Fra i tuoi libri ce n’è uno che preferisci? (Per l’idea di base, per i personaggi, per quel che accadeva nella tua vita mentre lo scrivevi, per il risultato finale o per qualcos’altro?)

I miei preferiti sono due. Wizard of the Pigeons a firma Lindholm e L’apprendista assassino a firma Hobb. L’uno è tra i miei favoriti perché ero innamorata del protagonista e perché mi divertii moltissimo a esplorare Seattle prima di scrivere il libro. L’altro lo amo perché è stato il mio incontro con Fitz e il Matto.



Con quali scrittori senti di avere qualcosa in comune? Sono tuoi amici?

Sono una persona piuttosto solitaria. Conosco altri scrittori, ma li incontro alle convention. Penso che ad accomunarmi a quasi tutti gli scrittori che conosco sia il fatto che non ci sono abbastanza ore in una giornata. Troppo spesso devo scegliere se avere una vita mia o lasciare che i miei personaggi vivano la loro. Vincono quasi sempre i personaggi. Quindi, sebbene abbia degli amici scrittori a cui sono molto legata, nessuno di questi può essere definito intimo.



Cosa offre il genere fantasy rispetto alla fantascienza? Perché sta guadagnando popolarità fra i lettori?

Cosa offre il fantasy rispetto alla fantascienza? Non sono certa che la fantascienza offra qualcosa. Credo che molte persone la ritengano troppo difficile per loro, che pensino di dover essere dei fisici per apprezzarla o di dover avere una solida conoscenza della teoria delle stringhe per comprendere la trama. Troppa gente pensa che Science Fiction voglia dire navi spaziali o robot. Non è così. La SF ha un ampio spettro, e poi sfocia in quel pantano in cui nessuno sa se una storia è fantasy o di fantascienza, ma ci piace moltissimo lo stesso. Certa SF è troppo concettuale e troppo carente dal punto di vista dei personaggi perché possa piacermi, ma ci sono molti libri fantasy che hanno personaggi troppo adorabili e non abbastanza idee per i miei gusti. Il fantasy al suo peggio è Bande Di Bei Ragazzi Dotati Di Magia. La fantascienza al suo peggio è Disegni Tecnici Con Scienziato Accanto. Quando l’uno o l’altro genere è al meglio, è comunque provocatorio ed emozionante e sì, persino edificante. Perciò io davvero non li metterei l’uno sopra l’altro. Perché il fantasy sta guadagnando più lettori? Credo che i media, in televisione e al cinema, ci abbiano dato risalto e abbiano destato interesse per le nostre storie. Penso anche che forse i lettori abbiano fame di storie che affrontino i più grandi temi della vita e il fantasy non ha mai avuto paura di farlo. Credo che quasi tutte le opere ben scritte possiedano un elemento spirituale. Nel fantasy, l’elemento spirituale è un po’ più facile da trovare.



Come vedi Tolkien ora che tu stessa sei diventata una scrittrice di successo? E’ ancora un punto di riferimento o piuttosto un peso?

Un peso????? Morditi la lingua! Per me lui è, e sarà sempre, il maestro. Ogni volta che prendo uno dei suoi libri e ne leggo un passo, imparo qualcosa di nuovo. Sento la massima affinità con i lettori che condividono tutto questo. Mi sono resa conto di aver memorizzato molti passaggi dei suoi libri senza alcuno sforzo consapevole. Quell’uomo sapeva come tornire una frase: “camenerio che si disperdeva in ceneri lanuginose”.



Deduco dal tuo sito web che ti consideri irritabile. Io stesso sono bisbetico, ma ho preso da mio nonno. Qual è la tua giustificazione?

È internet a rendermi irritabile. Non tornerò a essere una persona amabile e gentile fino a quando non la chiuderanno. Sono sicura che da qualche parte c’è questo grande interruttore con una leva rossa. Basterebbe abbassarla e il mondo non avrebbe più un canale diretto dentro il mio ufficio. Aspettate solo che la trovi…



Su cosa stai lavorando al momento, o temi ancora di dire troppo prima che la storia si metta in movimento?

Al momento, Nevare è senza cibo e minacciato da rane velenose. Trai le tue conclusioni.


SFRevu.com | Robin Hobb Interview with Iain Emsley & Ernest Lilley - 04.03.2004
traduzione di Barbara “The Fool
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